domenica 27 gennaio 2008

Democrazia nei partiti

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Lo stabilisce l'articolo 49 della nostra costituzione. Mi pare che sia l'unico articolo a citare i partiti ed e` grazie ad esso che i vari dirigenti politici ribattono le accuse di eccesso di partitocrazia in Italia e a talune istanze della cosiddetta "antipolitica", sostenendo, non senza una certa esagerazione, che e` la costituzione ad assegnare ai partiti quel potere che talvolta il popolo percepirebbe erroneamente come oligarchico...

Ad ogni modo l'articolo e` chiaro, che i partiti vi concorrano o meno, la politica nazionale va determinata con metodo democratico. Lascio a chi pretende di determinarla senza ricorrere ad un'organizzazione partitica il compito di realizzare o indicare alternative; personalmente in questa epoca, con gli attuali limiti, non vedo concrete alternative.
Ma e` proprio per il riconoscimento dell'importanza e del ruolo dei partiti che mi permetto di criticarne comportamenti, prassi e regole interne.

Infatti, quanto piu` essi concorrono a determinare la politica nazionale tanto piu` sono tenuti ad onorare metodi democratici. Allora quando sento parlare di "mandato imperativo" come regola statutaria di molti partiti, che vincola alla disciplina stabilita dalla direzione l'attivita` politica degli eletti nelle loro liste, comincio a pensare che la costituzione non venga rispettata.

E` chiaro che i partiti devono difendersi da "infiltrati" o "sabotatori" ma non a prezzo di adottare metodi di fatto non democratici o discrezionali. Puo` accadere invece che una maggioranza interna del 60% (per esempio) possa padroneggiare il 100% delle risorse economiche (ma anche d'altro genere) del partito esercitando cosi` un forte "potere dissuasivo" dalle posizioni politiche di minoranza... Come si affronta una campagna elettorale senza il supporto del partito di appartenenza?
Ecco allora che per un colpevole deficit di democrazia interna il gruppo di minoranza puo` valutare conveniente costituire un altro partito in modo da gestire da se` quella parte di risorse che gli spetta.

Insomma, chi pretende un panorama politico con pochi partiti dovrebbe coerentemente da un lato votare solo per quelli piu` grandi e dall'altro denunciare regolamenti e comportamenti direttivi troppo propensi all'espulsione; tanto piu` che, a prescindere da valutazioni di correttezza del parlamentare nei confronti del proprio partito, vale l'articolo 67...
"Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato."

4 commenti:

  1. di cosa stai parlando? la democrazia nei partiti non esiste ed hanno sommerso istituzioni ed enti sotto quelle che chiami "le loro prassi".

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  2. In effetti i partiti sono strutturati in un modo tale che le diversità interne finiscono sempre per rappresentare un problema anziché una risorsa. Al punto che il rafforzamento di un partito implica spesso uno scadimento conformista.

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  3. "... il popolo percepirebbe erroneamente come oligarchico..."

    Erroneamente? Spero che l'hai scritto con ironia. Il popolo percepisce il potere dei partiti come oligarchico perché È OLIGARCHICO.

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  4. (In riferimento al commento del 30 gennaio.)

    Non si tratta di ironia ma neanche di una mia valutazione, stavo riferendo tesi altrui.

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