sabato 8 settembre 2007

Sceriffo 1 tolleranza 0

Ma esiste un approccio Nopartisan al problema della criminalita`? Oppure dobbiamo conformarci allo schema secondo cui taluni o talaltri crimini sono intollerabili a seconda che la morale penda a destra o a sinistra?

In linea teorica la legge dovrebbe essere sufficientemente chiara, applicabile e rappresentativa della "morale pubblica" al punto che chi ha il compito istituzionale d'imporne o verificarne il rispetto non abbia necessita` di (o addirittura l'alibi per) "metterci del suo".

Ora, preso atto che il panorama normativo e` invece un'accozzaglia di idee, buoni e cattivi propositi miseramente affogati nell'incompetenza in fatto di logica del "parlamentare medio", spesso da noi colpevolmente eletto, che non mostra sensibilita` alcuna per la necessaria coerenza dei codici nonostante rivendichi, con diritto, al Parlamento di cui fa parte la prerogativa del potere legislativo...
Preso atto che le leggi in molti casi inglobano gli slogan di questo o quel partito ma non i metodi e gli strumenti che le rendano concretamente applicabili, favorendo cosi` chi si comporta come se non esistessero a scapito di coloro che tentano comunque di rispettarle...
Preso atto che la morale pubblica eventualmente rappresentata in una legge e` spesso in contrasto con quella nei momenti della sua applicazione e mai uguale a quella del soggetto tenuto a rispettarla o del funzionario tenuto a farla rispettare...
Ecco che nella pratica chi e` in qualche maniera coinvolto in iniziative anticrimine, questioni di ordine pubblico o sicurezza finisce per metterci molto "del suo", come pretenderebbero di fare anche i sindaci in base alle notizie di questi giorni.

(A proposito, se il tanto virtuoso rapporto diretto tra sindaco e cittadinanza regalatoci dal sistema elettorale comunale venisse trasposto a livello nazionale in un sistema presidenziale "populista", dovremmo aspettarci un esercito di "guardie svizzere" del presidente alla stregua delle "guardie urbane" che i sindaci tanto ci tengono a potenziare?)

Ma quando il "funzionario" ci mette troppo del suo, o ci mette del suo chi di norma non dovrebbe metterci alcunche`, riaffiora la bagarre sulla classificazione "politica" dei reati. E allora le estorsioni possono essere di destra o di sinistra (ma per me anche di centro) a seconda che siano grandi o piccole, oppure a seconda dello stato patrimoniale di chi le compie; gl'incendiari vengono considerati piromani o viceversa; il "lavoro nero" e` piu` colpa di chi lo fa o di chi lo paga; i servizi statali sono degradati piu` dal lobbismo o dall'assenteismo; sono piu` tollerabili i maghi o i "venditori di fumo"; vanno tutelati piu` i risparmiatori o i consumatori; la Guardia di Finanza deve occuparsi piu` dei traffici illeciti o dell'evasione fiscale; si deve rafforzare la lotta alla mafia o al terrorismo; e via elencando.

Credo invece che al di la` della confusione del panorama normativo e delle sue conseguenze si possa approcciare il problema con una assegnazione ponderata delle risorse.
Intendo dire che e` assurdo un criterio esclusivamente qualitativo... che come tale si presta a strumentalizzazioni del sentimento suscitato da contingenti vicende criminose. Per esempio, se anche stabilissimo che il problema numero 1 e` il prosperare del sistema mafioso, non avremmo deciso niente su quante energie spendere per affrontarlo e quante riservarne invece per affrontare tutti i reati ad esso non correlati.
Occorre in qualche modo introdurre una valutazione quantitativa dei crimini in modo da non prendere sbandate, finendo spesso fuori strada, ogni volta che succede qualcosa "che non ci piace". In fondo, sia che si tratti di prevenzione, repressione, investigazione, procedimento giudiziario, pena o recupero, esiste sempre almeno un'ipotesi del reato che si sta trattando e di conseguenza dell'entita` del danno ad esso associato. Non per niente esiste una "gradualita`" delle pene, detentive o pecuniarie che siano.

Quindi, per esempio, se in un dato anno si dispone di una certa quantita` di risorse da destinare alla lotta alla criminalita` nel suo complesso e` opportuno che esse vengano ripartite fra le varie "ipotesi di reato" in proporzione all'entita` del danno che quel reato arreca alla societa`, di cui fanno ovviamente parte le vittime. L'"entita`" da considerare pero` non dipende da quanto "ci girano" in quel momento a noi, allo sceriffo o a chicchessia, bensi` da cio` che la legge deve prescrivere con chiarezza.
Va da se` che per assegnare risorse contro "reati minori", con un metodo del genere, e` necessario che essi vengano "aggregati" ed affrontati come fenomeno diffuso (se lo sono); altrimenti si cadrebbe nell'errore d'ignorare il "grosso danno" costituito dalla "somma" di danni "piccoli" ma molto numerosi.

Ora c'e` da chiedersi... Quante volte l'automobilista indifeso deve subire il lavavetri estorsore per rimetterci, quale risparmiatore indifeso, quanto con "i banchieri" di qualche anno fa?