martedì 30 dicembre 2008

Guerra o pace

Altro che dicotomia tra bene e male, troppo facile. Facile disquisire interminatamente su concetti cosi` soggettivi da concedere a chiunque, dal piu` umile degli atei al sovrano assoluto della chiesa cattolica, la sua parte di ragione.

Confrontiamoci su qualcosa di piu` oggettivo, la lotta armata tra fazioni, la guerra.
Io sono per la pace, nel senso che ripudio la guerra; ma voglio confrontarmi con coloro che l'accettano come "mezzo di risoluzione delle controversie", senza affatto collocarli sul "fronte del male". Perche` e` possibile rimanere intellettualmente onesti, per esempio, propugnando la procreazione (e la crescita demografica)... se si accetta la guerra come inevitabile per l'accaparramento delle risorse (fra cui acqua ed aria fruibili); si puo` persino sprecarle.
E` possibile respingere gli stranieri oltre i confini di quello che consideriamo il nostro territorio se accettiamo la prospettiva di combatterli quando non avranno altra scelta che aggredirci con le armi; si possono finanche inquinare l'aria che respirano ed i mari in cui pescano.
Ci si puo` disinteressare delle conseguenze dell'impoverimento della popolazione e della mercificazione di risorse vitali se si ritiene di essere abbastanza ricchi da affrontare le sollevazioni con un "esercito personale".
In quell'ottica si puo` anche indebolire lo stato, sabotare la giustizia, umiliare l'istruzione, sputtanare le istituzioni... si puo` se si ritiene di trarne abbastanza vantaggio da predominare nel caos.
Ci si puo` alleare con una mafia per dissolvere le altre, si puo` puntare su qualche imperialista di spicco in cambio di futura protezione, come i miserabili fanno col ras del quartiere.
E naturalmente si puo` soddisfare il proprio egoismo anche nelle piccole cose, con la violenza se necessario...

Quante cose possono coerentemente concedersi costoro che accettano "la guerra"... io invece no.

Se voglio fare qualcosa devo stare attento a rispettare la legge, perche` chi ripudia la guerra deve fare affidamento nella giustizia; se e` un qualcosa di collettivo devo sottoporlo a valutazione altrui, perche` solo in democrazia ho qualche chance di evitare conflitti armati. Devo sperare che l'istruzione dia a chi mi circonda capacita` ed autonomia di giudizio visto che non contemplo l'"imposizione del bene" con la forza. Devo pormi continuamente il problema dell'inquinamento e degli sprechi. Devo sperare che le persone capiscano da sole che l'aumento illimitato della popolazione riduce a zero, indipendentemente da altri fattori, le risorse del pianeta disponibili per ciascun essere umano e che, favorendo pratiche di sfruttamento, finisce per ridurne anche il valore della vita.
E poi mi tocca faticosamente spiegare che i confini territoriali sono essi stessi imposti a suon di guerre e che non c'e` nulla di strano se l'artificio stabilito con le armi viene continuamente messo in discussione dalle vicende dell'umanita`. Possiamo concedere ai primitivi che nell'incontro di civilta` in espansione si sia tracciato un confine per separare quella con la regola dell'anello al naso da quella con la regola della piuma di struzzo, ma e` intellettualmente vergognoso essere ancora oggi assoggettati a leggi diverse (al di qua e al di la` del confine) che costituiscono di fatto un'artificiosa discriminante razziale.

Fatiche che siamo in pochi a sopportare, ma chi ce lo fa fare?
Personalmente, se non fosse in contrasto con la mia filosofia di vita, mi aggregherei a quelli che, accettando apertamente la prospettiva della guerra, possono comportarsi con molto piu` menefreghismo... Giusto per scoprire che pure loro sono in pochi!
Infatti "il gruppo" di gran lunga piu` folto e` quello di chi a parole ripudia la guerra e nei comportamenti la determina.