lunedì 19 gennaio 2009

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Io non mi sento italiano.
Non che mi disturbi essere considerato italiano, a qualche legge nel mondo la nascita doveva pur assoggettarmi, ma proprio non mi ci sento. A prescindere da quale sia la nazione faccio anche fatica a comprendere il nazionalismo, mi pare poggi troppo su assunti artificiosi e convinzioni obsolete, che forse nascondono punte di razzismo.

Sgomberato il campo da possibili dubbi su influenze nazionalistiche nei contenuti di questo post posso con leggerezza permettermi di dire che la storia di quella parte di umanita` che chiamiamo italiani (in passato abitanti di quello che e` oggi territorio italiano) e` particolarmente ricca di "svolte evolutive", di civili esperienze, di coraggiosi cambiamenti e visionari slanci verso futuri raramente prefigurati altrove; una ricchezza che dipende certo dall'alternanza con svolte involutive, incivili esperienze e vigliacchi conformismi.
In soldoni ho la sensazione che, cosi` come le esperienze di vita rafforzano spesso il carattere e la saggezza di una persona, allo stesso modo quelle esperienze storiche, con la sedimentazione dei loro residui, possano aver rafforzato l'italiano (comunque lo si voglia intendere) nella capacita` individuale di affrontare la vita, anche in certe sue imprevedibili pieghe...

Sia chiaro, sulla fondatezza di questa sensazione non sono disposto a scommettere un centesimo (tempo fa avrei detto una lira, cioe` ancora meno!) e tanto meno a basarvi una presa di posizione politica, ma la tengo ben presente per non cadere nell'errore opposto, quello secondo il quale modelli economici, politici o sociali debbano essere presi a riferimento, o addirittura copiati, per una presunta superiorita` troppo spesso attribuita per esterofilia.
Non amo quello "sport", abbastanza diffuso in politica, che consiste nell'estrapolare da sistemi altrui singoli aspetti per dimostrare quanto siano fasulli quelli italiani corrispondenti. E non perche` non condivida le critiche o l'esito penoso del confronto, quanto piuttosto per non correre il rischio di far apparire come auspicabile qualcosa che nel suo insieme, se analizzato con maggiore scrupolo, si rivela spesso altrettanto fallace, quando non addirittura spregevole.
Credo che quando si denunciano le magagne di un sistema e si propongono cambiamenti migliorativi occorra avere l'umilta` di osservare e recepire cosa fanno gli altri ma anche il coraggio di mettere in campo idee nuove, mai sperimentate prima; la discriminante non puo` che essere la validita` delle argomentazioni, la coerenza del progetto con le ambizioni.

Questa forza supplementare che deriverebbe dalla "sedimentazione storica" puo` anche essere solo una sensazione, ma la tengo ben presente quando rifletto sul fatto che puo` essere sfruttata anche in modo vizioso...
Infatti non sono piu` tanto sicuro che le critiche che dall'estero mettono spesso in ridicolo, o sotto formale accusa, certe "anomalie" (talvolta spudoratamente eversive) nella politica e nell'imprenditoria italiana costituiscano una qualche garanzia di rispetto per quei pochi italiani che le condividono. Comincio a pensare, captando segnali, che i "vizi" della politica italiana possano essere esportati, avere la meglio su talune "virtu`" che come comuni cittadini abbiamo invece spesso sperato di importare.
Perche` un parlamentare europeo, solo per fare un esempio di qualcuno che conta oltre confine, dovrebbe opporsi alla "casta" se gli si presentasse la prospettiva di condividerne i privilegi semplicemente "abbracciandola"? E non sono forse in aumento i meeting internazionali in cui potenti personaggi hanno occasione di abbracciarla?

Citazione d'epigramma...
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Monday, 24 September 2007 22:39
relazioni sociali: umore 339


N-azion-al-ista- i-tali-ano


detesto la mafia cinese
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